Cerignola

Omelia del Vescovo Fabio Ciollaro

PER LA RIAPERTURA DELLA CHIESA DEL PURGATORIO

 1.    La riapertura al culto di una chiesa è sempre motivo di gioia perché una chiesa chiusa dà sempre tristezza, nella duplice accezione di questo termine, con la iniziale maiuscola o minuscola: Chiesa come comunità cristiana e chiesa come edificio sacro.  Il Papa ci esorta ad una Chiesa aperta, che – senza alterare la dottrina – sappia essere accogliente con le persone e comprensiva verso le debolezze umane.

E il Vescovo chiede ai sacerdoti di tenere aperte anche le porte materiali delle chiese di Cerignola e di tutta la diocesi, affinché siano il segno del Signore che sempre accoglie e sempre ama.

     A maggior ragione ci rallegriamo della riapertura di questa chiesa, giustamente cara ai cerignolani veraci, una chiesa ricca di storia, di arte e di devozione plurisecolare. Per la sua storia, porta con sé i ricordi delle generazioni passate, di chi l’ha costruita, dell’Arciconfraternita “Morte e Orazione” che l’ha custodita e dei tanti che l’hanno frequentata nel corso dei secoli.

Per la sua arte, specialmente per lo stupendo altare maggiore, merita la visita della nostra gente, dei turisti di passaggio e di quanti cercano la via della bellezza. Nel rispetto del luogo sacro, la chiesa riaperta sarà disponibile anche per concerti o altre iniziative culturali adatte. 

Gli impegnativi lavori di restauro sono stati promossi dalla Curia Vescovile e sono stati seguiti dell’Ufficio diocesano competente. Il finanziamento principale è venuto dalla Conferenza Episcopale Italiana, tramite i fondi dell’8×1000 alla Chiesa Cattolica.

Così comprendiamo che la nostra semplice firma per la destinazione dell’8×1000 realmente aiuta a fare tante cose, che altrimenti sarebbero impossibili. La Diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano ha integrato il finanziamento con una somma notevole, necessaria a completare i lavori.

In tal modo ha contribuito al recupero e alla fruizione di un importante bene artistico-culturale della nostra città.  Di tutto ciò sicuramente saranno liete anche le Autorità Comunali, in quella logica di sinergia tra le Istituzioni, che favorisce la crescita della comunità

Ma questa chiesa ci è cara soprattutto per la devozione di cui è impregnata, la devozione alle anime del Purgatorio, da cui assume il nome corrente, “chiesa del Purgatorio”; nome che invita alla meditazione sull’altra vita dopo la morte e sollecita il nostro pio suffragio per le anime dei defunti.

Appunto, perciò, oggi non si tratta solo di una riapertura, ma di una restituzione di questa chiesa alla sua funzione primaria. Stiamo compiendo infatti una riapertura al culto, cioè alla preghiera personale e comunitaria, al colloquio con Dio, alle celebrazioni liturgiche, nelle modalità che saranno possibili e opportune.

Proprio come sta avvenendo in questa serata  particolare, tra l’1 e il 2 novembre, a cavallo tra la solennità di Tutti i Santi e la commemorazione di Tutti i defunti.

2.     Queste due ricorrenze ci elevano a grandi pensieri, illuminati dalla Parola di Dio. Mi fermo con voi sulla seconda lettura nella odierna liturgia di Tutti i Santi. Ci parla l’apostolo Giovanni in una delle sue lettere (1Gv 3,1-3) e dice così: Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato.

Cioè, noi non ci rendiamo conto a quale gloria futura siamo destinati. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, saremo simili a Lui, perché lo vedremo così come egli è. Vale a dire: quando il Signore si manifesterà pienamente, quando lo vedremo dopo questa vita terrena, si manifesterà anche a quale sorte stupenda egli ci chiama.

      Saremo simili a Lui.  Dio è luce, e noi saremo nella luce. Dio è amore, e noi avremo il cuore pieno di amore. Dio è verità, e noi vedremo bene la differenza tra la verità e gli errori, senza più pericolo d’ingannarci o di essere ingannati; vedremo con chiarezza ciò che oggi vediamo in modo opaco o riusciamo solo ad intuire.

Dio è beatitudine, e noi saremo in uno stato di felicità che nessuno potrà più toglierci. Lo vedremo così come Egli è. Senza veli, senza diaframmi. Non più attraverso la fede, ma nella piena visione.

Questa esperienza suprema e meravigliosa, nel linguaggio cristiano si chiama “visione beatifica”, cioè visione che rende felici, visione che inonda di gioia, non per un attimo, ma per sempre.

È la gioia di incontrare Dio, sommo Bene, e di trovare in Lui ogni altro bene, il compimento dei desideri più profondi, l’appagamento di tutto ciò che il cuore può desiderare di giusto e di buono.

Questo è il Paradiso! Questa è la condizione di felicità in cui si trovano i santi.     

Chiunque ha questa speranza in Dio, conclude san Giovanni, purifica sé stesso, come egli è puro.

Cioè, la speranza di giungere alla visione beatifica di Dio in Paradiso ci spinge a purificarci, per essere degni di quella gloria, per conseguire quella sorte beata.

Questa purificazione può cominciare già su questa terra, possiamo iniziarla noi stessi finché abbiamo tempo, confessando i nostri peccati ed espiandoli con la preghiera, i sacrifici e le opere buone.

Ma viene l’ora in cui non c’è più tempo , e possiamo solo ricevere questa purificazione come dono gratuito.

Ecco che cos’è veramente il Purgatorio.

Come il fuoco dell’orefice scioglie le scorie e ridona al metallo prezioso la sua purezza e la sua lucentezza, così l’Amore di Dio purifica le anime di coloro che muoiono pentiti dei loro peccati, e si affidano umilmente alla divina misericordia.     

Lo vedremo così come egli è.

Chiunque ha questa speranza in Dio,purifica sé stesso, come egli è puro.

Questa speranza noi coltiveremo tutte le volte che verremo qui.

Questa purificazione, questa misericordia noi invocheremo per le anime dei defunti tutte le volte che entreremo per pregare nella chiesa del Purgatorio. 

+ Fabio Ciollaro

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